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lunedì 12 marzo 2012

Svizzera: Nestlé accusata per negligenza in Colombia

Un’associazione internazionale per i diritti umani con sede a Berlino, lo European Center for Constitutional and Human Rights (Ecchr), e un sindacato colombiano dell’industria alimentare (Sindicato Nacional de Trabajadores del Sistema Agroalimentario-Sinaltrainal) hanno depositato presso il tribunale svizzero di Zug una denuncia contro la multinazionale Nestlé, accusandola di essere corresponsabile della morte di Luciano Romero, un suo dipendente attivo nella difesa dei lavoratori, avvenuta in Colombia sei anni e mezzo fa.
La denuncia rappresenta un precedente importante, perché per la prima volta nella storia giuridica svizzera una società, cioè una persona giuridica (e non un individuo), potrebbe essere chiamata a rispondere per un crimine commesso all’estero.
Il cadavere di Luciano Romero fu ritrovato l’11 settembre 2005 alla periferia della cittazioni e minpar, dove fino al 2002 lavorava presso la fabbrica di latte in polvere di proprietà della Cicolac, controllata colombiana della Nestlé. Dirigente locale del Sinaltrainal da almeno 20 anni, Romero era stato assassinato con 50 coltellate, dopo essere stato legato e torturato. Prima di essere ucciso aveva vinto una causa per essere reintegrato al suo posto di lavoro, perché il suo licenziamento era stato motivato con la sua presunta appartenenza ai gruppi guerriglieri. Un’accusa giudicata infondata dalla Prima Corte del Lavoro di Valledupar. Minacciato di morte dai gruppi paramilitari, aveva ottenuto misure di protezione da parte della Commissione Interamericana dei Diritti Umani dell’Organizzazione degli Stati Americani (Oea).
In base all’articolo 102 del Codice penale svizzero, che sostiene la punibilità di una persona morale qualora non sia possibile riconoscere la responsabilità diretta di un singolo individuo nella realizzazione di un crimine, l’Ecchr e il Sinaltrainal sostengono che la Nestlé era a conoscenza dei preparativi da parte dei paramilitari colombiani per assassinare Romero e non avrebbe intrapreso “le misure ragionevoli ad impedire l’infrazione”.
Nelle oltre 100 pagine della denuncia viene affermato esplicitamente che le molteplici diffamazioni e minacce ai danni del sindacalista non sarebbero responsabilità del gruppo Nestlé o dei suoi dirigenti, tuttavia si sarebbe trattato di “fattori di rischio” dei quali la società era informata e ai quali avrebbe dovuto rispondere applicando “le necessarie garanzie di tutela e cura”.
Secondo il quotidiano svizzero ‘Tribune de Genève’, non è stato possibile contattare nessun portavoce della Nestlé per commentare la notizia, anche se secondo l’agenzia di stampa svizzera ‘ats’ la società avrebbe diffuso un comunicato contestando le accuse.
“L’obiettivo è stabilire un precedente giuridico per la responsabilità delle imprese nelle regioni di conflitto – ha affermato Wolfgang Kaleck, segretario generale dell’Ecchr – affinché le società straniere si adoperino nella difesa dei diritti dei lavoratori e dei cittadini condividendo tutte le informazioni importanti relative alla gestione dei rischi”.
Commentando la notizia, il quotidiano tedesco ‘Sueddetsche Zeitung’ si è chiesto se la denuncia non sia soltanto un modo per attirare l’attenzione dei media: “In ogni caso le accuse contro la Nestlé sollevano interessanti domande giuridiche, sui doveri delle aziende multinazionale in relazione alle vicende penali che coinvolgono l’ambiente globale della loro produzione – scrive il giornale di Monaco di Baviera – Anche altre multinazionali con sede in Svizzera, come per esempio il trader delle materie prime Glencore, sono accusate di sfruttare i lavoratori in Africa o in America latina, di distruggere l’ambiente o di sottrarsi agli obblighi fiscali; tuttavia è quasi sempre impossibile individuare una responsabilità diretta individuale all’interno della società e dimostrare che i dirigenti abbiano commesso un eventuale reato. Indubbiamente può essere che in Colombia, dove è stato ucciso Romero e dove i grandi latifondisti e i gruppi paramilitari hanno stabilito una sorta di ‘ordine di controllo’, le aziende multinazionali beneficino indirettamente di questo status quo: se la Nestlé ha agito negligentemente approfittando di questo ‘sistema’ e sfruttandone gli eccessi, è ora compito della procura di Zug accertarlo”.
Fonte: Atlasweb





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