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sabato 25 febbraio 2012

Cosmetici non testati sugli animali? La Peta punta il dito contro Avon, Mary Kay e Estee Lauder

Secondo l'associazione le tre società sarebbero colpevoli
non solo di dichiarare il falso
ai loro clienti, ma anche
di pagare aziende cinesi
affinché conducano i test sugli animali per conto loro.

lastampa 

 

E' un problema che da diversi anni accompagna l'acquisto di cosmetici in Cina: dato che Pechino non autorizza la vendita di prodotti per la cura personale e di bellezza che non sono stati testati su animali, come fanno tutte le aziende di marchi di lusso, presenti in ogni shopping mall cinese ma che dicono ai loro clienti animalisti di non essere testati su animali?

La catena britannica Body Shop, una delle prime a fare della protezione animale la sua bandiera, infatti non opera in Cina, proprio per la questione dei test su animali. Per quanto possa essere allettata dal mercato cinese, infatti, perderebbe all'istante tutti i suoi altri mercati se dovesse fare passi falsi in questa direzione. Per i marchi maggiormente generici, invece, il problema finora non sembra essersi posto, e la maggior parte dei clienti preoccupati del benessere animale forse preferivano non farsi troppe domande.

Ora la Peta (People for Ethical Treatment of Animals, l'agguerrita ONG britannica nota per le sue campagne con modelle nude con lo slogan "meglio nude che in pelliccia") ha smascherato alcune di loro, portando il nodo al pettine: in particolare, la Avon, la Mary Kay e la Estee Lauder sarebbero colpevoli non solo di dichiarare il falso ai loro clienti (ovvero di non essere testate su animali) ma anche di pagare aziende cinesi affinché conducano i test sugli animali per conto loro.

Avon e Estee Lauder, in particolare, pretendono di essere "cruenti free" da due decadi, ma in una dichiarazione pubblicata dopo la comparsa sul sito di Peta al riguardo, la Avon ha riconosciuto che "in alcuni Paesi possono essere portati avanti altri test se le leggi rilevanti lo richiedono, alcuni dei quali non e' escluso che vengano condotti su animali". Per quanto Avon abbia anche dichiarato che la loro prima reazione davanti a tali casi sia quella di cercare di convincere il Paese in questione a prendere in considerazione di non testare su animali. Estee Lauder ha pubblicato una dichiarazione molto simile.

La pressione messa sulle grosse case di cosmetici internazionali potrebbe pero' rendere più urgente la questione. Non e' del resto la prima volta che dei grossi marchi internazionali si trovano messi sotto esame per il loro operato in Cina rispetto alla protezione animale: pochi mesi fa, fu la volta di numerose case di moda, accusate di non controllare con sufficiente attenzione che i finti colli di pelliccia di molti loro capi fossero davvero "finti": il bassissimo costo delle pellicce animali in Cina, infatti, rende spesso più economico un vero collo di pelliccia che non uno sintetico.

La legislazione cinese sembra difficile da cambiare, per il momento, malgrado la crescente pressione da parte di un movimento animalista cinese ancora ridotto ma in notevole espansione. Lo scorso aprile, la Cina ha tenuto il suo primo congresso internazionale sull'eliminazione dei test sugli animali: un passo iniziale, forse, verso l'accettazione degli standard internazionali in questo campo, che per il momento non si e' ancora tradotta in una revisione della legge.

2 commenti:

  1. mi e´appena giunta una notizia terribile
    http://www.giornalettismo.com/archives/205635/quelle-900-scimmie-da-vivisezionare/#comment-488565
    vi prego fatela girare
    io mi sento male 900 scimmie in italia per la vivisezione

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